venerdì 25 marzo 2011

who wants Silvio forever?



Sta per uscire nelle sale un film che si intitola " Silvio forever " e mi domando se il titolo sia una promessa o una minaccia.
Il suddetto lungometraggio, che sembra essere un vero e proprio documentario sul nostro " leader minimo ", è stato preceduto dal clamore della censura operata ai danni del trailer di presentazione, da parte della nostra inquietante televisione di stato.
Sembra che la Rai si sia avvinghiata al fatto che in alcune immagini apparisse la buonanima della mamma del Sor Silvio e che ciò, in qualche modo, ne offendesse il ricordo.
Vabbè, facciamo che la prendo per buona solo perché altrimenti offendo il ricordo dell'ultimo canone RAI che ho pagato per sbaglio nel 1974.
Comunque il punto è che hanno censurato il filmato sbagliato.
Il vero trailer ce l'ha la Cesira che finalmente, dopo aver convinto il presidente a duettare con lei, pubblica integralmente la testimonianza integrale di questi indimenticabili attimi di gloria.

mercoledì 16 marzo 2011

La Sora Cesira e il bandierone tricolor

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Come sapete da qualche tempo collaboro con la trasmissione di SKY Uno " Gli Sgommati ".
Qualche giorno fa', pensando alla puntata del 17 Marzo, mi è stato proposto di realizzare una parodia del nostro inno nazionale.
Facendo mumble mumble con il mio cervello, che sempre più spesso mi restituisce echi di vuoti preoccupanti, ho deciso che no, il nostro inno non si può parodiare.
Anche gli autori e i produttori del programma, invece di darmi un calcio nel culo, hanno dimostrato l'intelligenza che già sospettavo e la sensibilità di cui oggi sono certa ( Is this kiapp lekking?…mah...).
Ci sono poche cose in questi tempi cialtroni alle quali bisogna in qualche modo restare ancorati. Il primo di tutti è il senso d'appartenenza.
Io oltre ad essere italiana, ahimè, sono anche della Lazio, quindi se da un lato quando vado all'estero mi sento le solite strofette su pasta, pizza e Berlusconi, dall'altra sono discretamente avvezza a delusioni e sconfitte.
C'è un fatto però; Io sul mio paese posso fare tutta l'ironia che voglio perché è il mio paese.
Sulla mia squadra posso smoccolare ogni santa domenica perché è la mia squadra.
Io ho il sacrosanto diritto di dar giudizi, lodare, imprecare, incazzarmi, sperare e disperare.
Noi tutti conosciamo i limiti, spesso francamente insuperabili, del nostro paese. Lo amiamo e lo detestiamo.
Lo decantiamo, poco, e lo sbeffeggiamo, parecchio.
Però quando suona l'Inno ci alziamo in piedi. Quando sventola il tricolore ci emozioniamo.
Il nostro senso d'appartenenza va al di la' della destra e della sinistra, al di là delle debolezze, al di là dell'immagine di un paese deturpato dalla maleducazione civica e dalla degenerazione politica.
Noi siamo nati qui e, a meno di velleità esterofile, magari ci moriremo pure.
Anche perché sembra che le pratiche per il rimpatrio della salma siano una rottura di bomboni.
Domani festeggiamo 150 anni dell'unità di questa nazione. Festeggiamo una parte della storia del nostro paese.
La storia di un paese bello, pittoresco, imbroglione, arruffone, paraculo, incerto, oscillante, accomodante, becero,qualunquista, opportunista, simpatico e oggi, ahinoi, un po' retrogrado.
La patria di bellezze e monnezze. Di bianchi, neri e grigi topo.
Il paese di Michelangelo e di " Centovetrine ", di Dante e delle scarpe Geox.
Io lo dico sempre che se avessi più coraggio vivrei altrove.
Continuerò a sostenere che in Italia staremo sempre un passo indietro se non alziamo il culone e ci diamo una mossa.
Avrò sempre il timore che le cose non cambieranno mai.
Però lo sapete che c'è?
C'è che nel cielo o nel pozzo, nell'oro ( laccato ) o nella melma, questo è il mio paese.
Quindi non so voi, ma io l'inno di Mameli non lo tocco e il 17, sul balcone, ci schiaffo il bandierone.

lunedì 7 marzo 2011

Mannaggiammè



Donna Olgettina: un’analisi sociologica.

Siamo ormai consci di attraversare un periodo assai grave per la nostra italica penisola e, prendendone la giusta considerazione, non possiamo fare a meno di stigmatizzare questo fragente socialmente contrastato e storicamente disilluso.
La disoccupazione in Italia è giunta a livelli così paradossali che si sente la necessità di creare nuovi posti di lavoro oltre al milione già creati dal premier Berlusconi.
Persino l’Olgettina, oggi inquilina di moderni vocabolari oltre che di moderni residence in uso gratuito, che già nell’antica Grecia veniva considerata una figura mitologica ( metà bancomat e metà topa ), rappresenta l’ennesimo sogno infranto di noi tutti, ovvero la caduta dei valori di ricchezza, bellezza e spensieratezza .
Oggi, noi donne, che da tempo aspiravamo ad una condizione agiata e privilegiata, siamo costrette, attraverso questo dramma, a rivedere i nostri obiettivi e a rivalutare completamente i nostri dogmi.
Il declino dell’Olgettina e la conseguente caduta dei privilegi ottenuti con il sacrificio, ci mette di fronte ad una realtà amara ed inevitabile.
Questa modestissima opera visiva chiede solo di poter celebrare il tramonto delle nostre aspirazioni e di musicare con grazia il necrologio delle nostre speranze.