mercoledì 26 maggio 2010

La Sora Cesira, Plinio e la bella cena di Sushi

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L'altra sera ho portato mio marito Plinio a mangiare il sushi. Il posto si chiamava " Da Romolo - specialità di pesce e di susci " e non mi è sembrato proprio giapponese, però come prima volta devo ammettere che non siamo stati male.
Ci siamo seduti intorno ad una specie di nastrobinario sul quale, a turno, passavano tanti simpatici piattini colmi di specialità nipponiche. Ogni tanto però passava pure una linguina allo scoglio e una mezza manica alla carbonara.
Ad un certo punto è transitato pure un piatto che dice che era una giappospecialità della casa, ma secondo me, dal profumo, era coratella coi carciofi con su una sgommata di salsa nera.
Plinio, che non è abituato agli sgabelli così alti, si è cappottato due volte. Si è pure attaccato alla soya, scambiandola per vino giapponese.
Chiaramente, avendola ingerita a stomaco vuoto, cosa peraltro assai rara per lui, ha avuto un attacco bruttissimo di gastrite e di notte ha dato fuoco alle lenzuola.
Dietro al bancone del ristorante c'erano due tizi che tenevano gli occhi socchiusi tipo fessura, ma si vedeva benissimo che non erano giapponesi, anche perchè io i giapponesi di colore non li ho mai visti. Manco i giapponesi col tatuaggio del Colosseo.
Alla fine ho scoperto che lo chef era di Terracina e il suo aiuto di Casablanca.
Plinio ha subito litigato con una coppia che era seduta prima di noi, perchè sosteneva che appena lui adocchiava un piattino, quelli glielo sfilavano sotto agli occhi. Allora io per calmarlo ho preso le bacchette e ho cominciato a spiegargli come usarle.
Devo confessare che io le bacchette non le avevo mai usate prima, avevo solo letto come fare su Wikipedia.
Confesso anche che da un po' di giorni mi esercitavo a casa a mangiare gli gnocchi con l'uncinetto, ma poi, una volta prese le bacchette vere mi sono dovuta arrendere al fatto che erano tanto diverse.
Il primo piattino che abbiamo scelto era colmo di una specie di minuscole fave sguscianti, ingestibili e imprendibili. Plinio inoltre pretendeva di accompagnarle col pecorino.
Per non fare brutta figura le abbiamo sbucciate tutte, poi le abbiamo nascoste nel borsello di Plinio e ce le siamo andate a mangiare in bagno, dove abbiamo dovuto attendere un po' perchè c'era un'altra coppia che si era nascosta a mangiare le alghe con le mani. Quando siamo tornati abbiamo deciso di assaggiare questo famoso sushi, così, con tanta disinvoltura, abbiamo preso dal nastro alcuni piattini.
Plinio, che è un gran mangione, ha subito arraffato una specie di condimento verde tipo gommapane e se lo è cacciato in bocca. Prima ha rovesciato gli occhi, poi si è attaccato ad un pitale d'acqua, quindi ha cominciato a gridare che avrebbe denunciato tutti. Quelli vicino a noi intanto ridevano, 'sti burini imbecilli. Comunque il sushi a Plinio è piaciuto. Non faceva altro che dire " Ammazza che bono sto Sushi". Io ero veramente molto contenta, poi però mi sono accorta che ero solo molto distratta, perchè Plinio aveva preso un unico rotolino di riso e ben ventisette piattini di linguine, ognuno da tre euro.
Purtroppo, per colpa delle bacchette, le pietanze non sempre sono arrivate a destinazione, anzi, la maggior parte delle volte sono finite sotto agli sgabelli o dentro i mocassini di Plinio, che sotto ai piedi aveva anche una specie di zerbino di tonno.
Fortunatamente il mio simpatico consorte ha fatto amicizia col cuoco e lo ha convinto a fargli il sushlì, il sushi supplì.
Il sushlì è praticamente una palla di riso da mezzo chilo, ricoperta da un etto di salmone, guarnita col sugo dell'amatriciana.
Adesso dicono che, visto il successo, lo metteranno in menù. Si chiamerà Pliniomaki. Io sono un po' invidiosa perchè anch'io vorrei dare il nome ad un piatto.
Vorrei anche che Plinio mi facesse un regalo per il mio compleanno. Desidero fortemente le bacchette da sushi di Louis Vuitton.

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Lo so che penserete che io sia una spendacciona di bassa lega, ma vi posso garantire che entrare al ristorante con le bacchette personali, griffate oltretutto, è sinonimo di gran bella figura.
Costano solo 450 euro, durano un sacco e, soprattutto, pare che siano molto più facili da manovrare. Quindi il rapporto qualità - comodità - prezzo ci sta tutto.
Io lo so che mio marito si presenterà a casa con la solita scatola di cioccolatini della Todis e le rose suicide dei marocchini e allora, per una volta, mi farò da sola un bel regalo. Poi se mi gira mi compro pure lo sgommarello di Gucci e la cucchiara di Chanel, crepi l'avarizia e chi mi vuole male.