lunedì 3 maggio 2010

Uniamoci, o donne, contro Calzedonia!

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Li vogliamo vendere o no questi costumi? Basta dirlo.
Ce l'ho con Calzedonia, Golden point, Costum city, Lardo shop, e tutti i negozi di tristezze balneari che, imponendo sui propri cartelloni delle aliene dalle misure improponibili, ci attirano nella crudeltà dei loro camerini.
Non c'è limite alla cattiveria degli allestitori di questo genere di negozi, nè alle bassezze compiute dalle loro dipendenti.
Sugli scaffali di questi spacci di illusioni campeggiano modelli per tutti i gusti e per tutte le fattezze, tranne le nostre.
C'è il costume di giaguaro, il tanga di moquette, il perizoma del Subbuteo, Lo stile afro-jungle, il due pezzi di guerre stellari, il costume intero "Ultima spiaggia". Ci sono anche tutte le taglie, peccato che tutte le taglie non corrispondano a nessuna taglia di un essere umano mortale. Avanza sempre qualcosa o, in alternativa, fuoriesce inevitabilmente qualche libbra di carne agonizzante.
Generalmente nei quindici metri quadri di un negozio "Calzedonia" vengono ospitate, nei mesi di Maggio e Giugno, milioni di donne disperate.
Alcune piangono, alcune si provano costumi sopra al cappotto, altre si provano le buste, altre, imprecando malamente, scelgono di morire lontano, come i gatti.
L'altro giorno, quando sono andata io, una signora ha preteso di provarsi la commessa, che indossava una palandrana niente male.
Un'altra, nel tentativo di non mostrare in pubblico le proprie disgrazie, ha sganciato una bomba lacrimogena proprio davanti al camerino.
Da "Calzedonia" non è possibile non mostrare le proprie bassezze. Il camerino è grande 50 centimetri quadri, lo specchio è enorme, la tenda è alta come una mutanda Sloggi e larga come una mezza manica De Cecco. E' inevitabile che la pletora di donne in fila veda la tragedia che si consuma all'interno, anche perchè, la commessa puttana, grazie ad una telecamera sapientemente nascosta, saprà esattamente quando sarete con le mutande a sbuffo sotto al minicostume di maglina, col capitello del calzino inciso sullo zampone lattiginoso, il pelo orrendamente incolto e, orrore dell'orrore dell'orrendità, la pulsantiera di bubboni rossi intorno all'inguine, tipica delle depilazioni d'emergenza.
Immagini come queste dovrebbero essere distribuite all'interno degli opuscoli antistupro con scritto " Questo, brutto maniaco, è ciò che ti aspetta".
Sappiate comunque che, solo a questo punto, quella zoccola di commessa spalancherà quel simulacro di separee e davanti agli sguardi impietosi di chi sta anche peggio di voi, oserà un "Posso vedere?".
No puttana, non potresti vedere, ma visto che ormai hai demolito l'ultimo baluardo a difesa della mia dignità, osserva compiaciuta la mollezza degli addominali che furono, squadra con perizia lo svirgolamento della chiappa in pensione, misura l'agonia della tetta a calzino, poi dimostra il tuo coraggio e il valore del tuo addestramento ipocrita e dimmi " Le sta benissimo".
Cosa credi di fare, o ignobile esemplare di femmina della grande distribuzione? Credi di poterti sottrarre ad un destino come il mio? Eh no mia cara, nessuno mai potrà salvarsi da questo, e quando anche le tue carni cederanno, ti ritroverai sola, a piangere le tue disgrazie, in un antro analogo a questo.
Nessuno può risultare accettabile sotto alle luci da obitorio di "Calzedonia". Nessuno. Neanche una bimba di tre anni.
La luce alogena del bugigattolo del demonio restituisce un'ipotesi remota di te.
Ti avverte che se non ti cucirai all'istante gli angoli della bocca, nutrendoti attraverso l'esigua pochezza di una cannuccia, non avrai scampo.
Ti dice che se non spenderai sei o settemila eurini in filler biocompatibili per rughe, bozzi, buchi e segni del tempo, tu stessa non sarai mai più biocompatibile, dovrai solo lasciarti spirare in pace.
Ti consiglia di prendere la residenza in un centro di aerobica per cingolati, altrimenti dovrai abituarti al pubblico scherno.
Quando dal camerino, con le guance segnate dalle lacrime ed il viso contratto per l'odio, sono uscita io, una signora con in mano un costupareo con scene di caccia su Marte, mi ha dato una tenerissima pacca sulle spalle.
Io avevo gli occhi lucidi perchè, pur avendo scelto l'opzione "Abbina come vuoi", che ti permette di scegliere modelli diversi per il sotto e per il sopra, e pur avendo provato la diciottesima delle mutande con il logo della Simmenthal e la ventiquattresima del reggiseno di Jurassic park, ho constatato che non vi era più speranza.
Allora ho provato il costume intero con illusioni ottiche nella speranza di attirare gli sguardi altrui sui miei talloni.
Ho provato l'indecenza suina della mutanda alta nell'inutile tentativo di stivare all'interno la lonza che è in me.
Ho provato il mini costume in fibra di vetro nella triste ipotesi di coprire il minimo indispensabile e di puntare sulla bontà d'animo e sulla simpatia.
Ho provato la tenda del camerino con la convinzione di poter affrontare la crudeltà del litorale romano avvolta in un sudario.
Poi, annichilita, ho detto basta. Sono entrata in un'agenzia di viaggi e, paventando di ripudiare gli schiaffi della natura matrigna per l'abbraccio della natura madre, ho sottoscritto con entusiasmo l'offerta " Estate in Val Gardena".

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