lunedì 19 aprile 2010

La Sora Cesira, Plinio il giallorosso e il derby della capitale



Purtroppo anche questa Domenica è andata.
Dico purtroppo perchè, insieme a questa giornata di festa, è giunto anche il derby calcistico della capitale.
Il derby per la Sora Cesira è un evento un po' strano.
C'è Plinio che è romanista e superstizioso e, con le sue scaramanzie, inizia di prima mattina.
Mette un calzino giallo e uno rosso, le mutande da derby, che sono una specie di sacco di iuta cartonato con macchie di non voglio sapere cosa ma so che non vanno via, i jeans a vita alta, retti da un' imitazione crudele di una cinta di Gucci, la camicia celeste della divisa Cotral e il kway di quando era ragazzo. Che sia sole o pioggia, tramontana o ponentino, lui allo stadio ci va così.Pretende anche che gli prepari i viveri la sera prima.
Ciriola con frittata e sottaceti, rosetta con mortadella e formaggio puzzone, frittata di pasta.
Ormai da quasi trent'anni.
Plinio il derby se lo vede allo stadio e ogni volta lo corcano di botte.
Qualche anno fa, apostrofò con un " Laziale Burino tornatene nei campi" il terribile Nandone, storico capo ultrà di chili 180, noto anche come " Il sezionatore della Nord". Il povero Plinio, che ci vede come un somaro con la cataratta, non si era reso conto della stazza del nemico e ancor meno della sua vocazione a punire, così, dopo aver tentato una tardiva e improbabile fuga, riuscì a rincasare solo dopo aver rimediato trenta giorni di prognosi e una lunga cicatrice nel suo onore giallorosso.
Quest'anno mi ha costretto a cucire due striscioni per il gruppo dei lupacchiotti della Cotral, sul primo c'era scritto " Cugino laziale pure stavolta te la piji 'nder culo", sul secondo c'era scritto "sei salvato".
Nel caso di vittoria avrebbe esposto il primo, nel caso di pareggio, il secondo. Sconfitta non contemplata.
L'ultima volta che Plinio ha perso il derby, gli sono venute le bolle in posti orrendi e non ha mangiato per una settimana.
Plinio racconta sempre di essere stato una promessa del vivaio della Roma.
Io ne dubito perchè ho visto le foto di quando aveva quattordici anni e aveva la stessa panza di adesso.
Questa volta Il prode Plinio ha preso i mezzi pubblici di prima mattina e, insieme al suo amico Remo detto " Coccodè", perchè ha una vocina strana strana, si è recato allo stadio. Quando i cancelli hanno finalmente aperto, lui era stremato, aveva già bevuto venti caffè Borghetti ed era già stato picchiato due volte.
Io per trent'anni non ho avuto il coraggio.
Non ho avuto il coraggio di dirgli che sono laziale. Non ho avuto il coraggio di dirgli che faccio gli scongiuri quando esce e che ho una sciarpetta biancazzurra nascosta nel cassetto delle lenzuola.
Non ho avuto il coraggio di dirgli che allo scudetto del 74' io c'ero, anche a quello del 2000. Non ho avuto il coraggio di dirgli che in ogni striscione che gli ho cucito, ho infilato lo scongiuro della maga di Avellino.
Questa volta quando è tornato ho confessato.
Ero distrutta dalle lacrime per il rigore sbagliato da Floccari, che spero verrà venduto a peso in qualche norcineria di Formello.
Ho confessato e basta.
Adesso Plinio non fa che rimuginare. Mi guarda come se lo avessi tradito con Santino il portiere, perchè, in cuor suo, forse ho fatto di peggio.
Non so se la nostra unione reggerà dopo questo colpo.
Almeno adesso la Sora Cesira sarà libera di soffrire. Libera di gioire. Libera anche di retrocedere. Libera.
Plinio invece, pur con lo scudetto in tasca, si cucirà da solo quegli orribili striscioni e porterà per sempre delle enormi corna biancazzurre.

Condividi