giovedì 1 aprile 2010

Dirk Bikkembergs, maschi e Photoshop

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Adoro questo signore che si chiama Dirk Bikkembergs. Lo amo perchè se incontro un uomo che indossa i suoi capini stratosferici mi inginocchio come una schiava, all'istante.
I suoi completini stanno all'uomo come Aldo Busi alla gnocca.
Dirk fa delle sfilate che sono un dono per gli occhi e per il cuore. Costringe dei modelli che sulla panza hanno più quadretti di una tavoletta di cioccolato, ad assumere pose virilissime.
Gli mette ai piedi scarpe tacchettate simil-calcio, gli aggiunge calzettoni da rocciatore, e poi, quando meno se lo aspettano, gli infila una felpina rosamarrone, oppure rossoverde, e gli impone di comportarsi da macho.


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Sublime.
Fa anche delle pubblicità soprannaturali.
Prende dei sedicenti calciatori di serie ignota, di squadre tipo la Scrotonese, e li mette su pedane sospese in deserti e ghiacciai.
Loro, in rigoroso atteggiamento da maschio predatore, ma con uno sguardo leggermente imbarazzato, mostrano pacchi ultraterreni, per la gioia di non ho capito chi, anche se ho un impercettibile sospetto.
Ma ecco l'inganno. Una volta, gli uomini si imbottivano le vergogne più sospinte con l'ovatta. Oggi c'è Photoshop.
Io lo vedo Bikkembergs che incita il suo grafico gridandogli " Di più! Ma che essere sto peduncolo! Tu fida di me! " E il povero lavorante, ovviamente, viene indotto all'errore.
Ecco qui che sulle campagne del mio stilista preferito, spuntano modelli con tre o anche quattro palle, e piselli tipo tubi di scappamento.
Io per carità, non voglio insegnare niente a questo signore che per me è un genio, solo gli vorrei suggerire di controllare meglio le promesse che fa, perchè, qualunque sia il suo pubblico, che sono certa essere foltissimo,
non crei false speranze, specie a chi, come la Sora Cesira, ha la memoria che la tradisce.

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